Nient’altro che le posizioni tradizionali della Chiesa

La Fraternità Sacerdotale San Pio X è per una visione delle cose basata sulle idee cattoliche tradizionali. Le sue posizioni non sono nient’altro che quelle professate da sempre dalla Chiesa: rendere onore a Dio attraverso la preghiera – in primo luogo, attraverso la Santa Messa – e la propagazione della fede e del Regno di Dio sulla terra. Tali posizioni hanno fatto sì che venisse in contrasto con il Magistero postconciliare, che si è prefisso l’obiettivo di risultare gradito al mondo – quel mondo che si è allontanato da Dio – e, a partire dal Concilio Vaticano II, ha intrapreso un cammino che ha condotto la Chiesa quasi al tracollo.

Il rito latino tradizionale per celebrare la Messa è stato sostituito con un nuovo rito che si avvicina in modo impressionante alla “cena del Signore” celebrata dai protestanti. Il cardinale Ratzinger – poi divenuto papa Benedetto XVI – ha criticato le conseguenze della riforma liturgica con queste parole. “L’attenzione è sempre meno rivolta a Dio ed è sempre più importante quello che fanno le persone che qui si incontrano e che non vogliono affatto sottomettersi ad uno schema predisposto” 1.

La Chiesa dell’età postconciliare ha anche abbandonato in buona parte le missioni, sostituite con un “dialogo” con le altre confessioni religiose che sembra avere tutt’altro scopo che quello di convertire gli altri. Nella società moderna, secondo questa nuova concezione, non ha più senso cercare di instaurare il regno sociale di Gesù Cristo: i cristiani devono semplicemente operare all’interno di tale società come il lievito nella pasta, restando però alla fine sempre nient’altro che lievito, senza mai volerla veramente cristianizzare.

I cattolici “conservatori” spesso riconoscono le conseguenze negative del Vaticano II; tuttavia, ritengono che il Concilio in sé sia scevro da ogni responsabilità: la crisi nella Chiesa, a loro avviso, sarebbe stata determinata solo da un’erronea interpretazione del Concilio.

Si può senz’altro concedere che nella fase postconciliare la situazione è degenerata ad un livello che i Padri conciliari certamente non si aspettavano né auspicavano; tuttavia, ad un’analisi attenta e spassionata dei testi conciliari, risulta chiaro che le radici della crisi affondano nel Concilio stesso e, più nello specifico, nella dottrina sull’ecumenismo e in quella sulla libertà religiosa, che appaiono incompatibili con il Magistero perenne della Chiesa.

Dichiarazione di Mons. Lefebvre del 21 novembre 1974